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Vendere i propri abiti usati: le regole fiscali

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E se il cambio di stagione fosse un’occasione di business?

Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy 2019, realizzato da Doxa per Subito.it, un italiano su due dichiara di aver comprato o venduto usato nell’ultimo anno. Tra questi, il 58% l’ha fatto online. Ti propongo allora di affrontare questo cambio di stagione con uno spirito diverso.

Basta con la solita frase “Non lo metto, ma non si sa mai… un giorno mi potrebbe servire” che ci diciamo tutti gli anni. Se hai degli abiti che non usi più, vendili!

Devo aprire la partita iva?

In generale, l’attività di vendita occasionale di abiti usati e beni personali non necessita dell’apertura della partita iva. Quando vendi il tuo bellissimo cappotto usato e ancora in ottimo stato, devi emettere una ricevuta che ha il valore di quietanza del pagamento.

La ricevuta deve contenere i dati anagrafici di chi vende e di chi acquista, una piccola descrizione del bene venduto e l’importo riscosso. Va anche riportata la seguente dicitura:

“corrispettivo relativo alla cessione di beni compiuta quale attività commerciale occasionale di cui all’art.67 lettera i) dpr 917/1986”

Sulla ricevuta bisogna applicare la marca da bollo da 2 euro.

Devo riportare il mio guadagno nella dichiarazione dei redditi dalla vendita di abiti usati?

Sì, al netto delle spese sostenute e documentate. Ad esempio le spese di trasporto, se sono rimaste a tuo carico o le spese per la provvigione che hai corrisposto al sito al quale ti sei appoggiato per la vendita online. Solo se l’importo totale che hai guadagnato nell’anno non supera i 4.800 euro e non hai altri redditi non è obbligatorio fare la dichiarazione dei redditi.

Questa è l’occasione giusta per racimolare qualche soldo da investire in altro shopping.

Perché contribuire al rilancio dell’economia è un dovere morale per tutti, non ti pare? 😉

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