#ilfestivaldellabellezza
Il Festival della Bellezza è per me il consueto evento annuale d’inizio estate. Tra fine maggio e inizio giugno intellettuali e artisti si ritrovano a Verona per discutere su temi che ruotano attorno alla Bellezza, proponendo riflessioni sempre interessanti in una cornice unica come quella del Teatro Romano.
Con gli eventi spostati a settembre il Festival della Bellezza 2020 ha concluso la mia estate anziché inaugurarla. Prima al Teatro Romano, poi all’Arena trasformata per l’occasione in Agorà con il palco centrale. Anche se i motivi per cui è stata scelta questa location sono comprensibili, ho sentito forte la mancanza di intimità tra pubblico e artista, caratteristica inscindibile che si crea normalmente nel più famoso teatro italiano all’aperto.
In ogni edizione cerco di seguire quasi tutti gli eventi. É un tour de force che mi lascia sempre stanca ma con la mente e il cuore pieni di emozioni, entusiasmo, idee, curiosità.
La lezione di Alessandro
Baricco per me è stata la serata più bella.
Le riflessioni dello scrittore partono dal 20 giugno del 1791, giorno in cui Re Luigi XVI fuggì da Parigi per rifugiarsi in Belgio. Baricco racconta che la notizia impiegò sei giorni per raggiungere l’intera Francia. A quel punto però l’allarme era già rientrato, il 21 giugno il Re era stato fermato e ricondotto nella capitale francese. Anche questa notizia impiegò svariati giorni per raggiungere tutto il popolo francese, provocando un vero caos di informazioni.
Baricco vuole farci riflettere sul tempo, precisamente sul ritardo che c’è tra ciò che si conosce e ciò che sta accadendo realmente.
Nel 1789 il Re era il centro del sistema. Ogni aspetto della vita dei cittadini francesi era legato alla sua figura. Per parlare di qualcosa che mi è familiare: era il Re che rilasciava ogni autorizzazione amministrativa a svolgere tutte le attività economiche nel Paese. È curioso pensare che c’è stato un momento in cui c’era chi sapeva della fuga e aveva ben chiaro che la vita di tutti sarebbe cambiata per sempre (magari si stava domandando “che fine farà la mia bottega?”) e chi invece continuava a vivere come nulla fosse accaduto.
Questo disallineamento tra la realtà e il suo racconto è rappresentato in una mappa geografica che mostra i tempi di diffusione della notizia in Francia.
Baricco mi ha fatto pensare, riflettere su me stessa e sui primi mesi di questo anno difficile. Quando vedevo al telegiornale il popolo di Wuhan chiuso in casa mentre io continuavo a vivere come nulla fosse. Stavo subendo lo stesso disallineamento temporale dei francesi del 1700. Non sapevo che da lì a poco la mia vita sarebbe cambiata.
Mi sono chiesta se non si sarebbe potuto sfruttare meglio il vantaggio temporale del popolo cinese.
Qualche giorno fa leggevo di un algoritmo grafico, si chiama TWC. Il Topological Weighted Centroid, ideato dal centro di ricerche italiano Semeion di Roma, è capace di elaborare le informazioni sui contagi creando una mappa della loro diffusione. La filosofia dell’algoritmo è semplice: i luoghi dove accade qualcosa, se sono tutti geograficamente vicini tra loro, tendono a rafforzarsi l’un l’altro creando un gruppo, quelli più isolati tendono a spegnersi.
Immaginiamo allora di utilizzare questo algoritmo per elaborare mappe della diffusione geografica del virus partendo dai luoghi dove ogni giorno compaiono nuovi casi.
Non sarebbe un modo per fare una prevenzione ben più efficace dell’attività verbale prodotta sui media da esperti di turno e opinionisti?
2 risposte
Brava Franci articolo molto bello che induce a meditare….
Bravissima!