Ruchir Sharma, con un articolo pubblicato sul New York Times nel dicembre 2019, descrive lo scenario economico del decennio in entrata. L’investitore e scrittore indiano parla di una perdita di potere economico delle grandi imprese in favore delle piccole realtà imprenditoriali.
“In passato, le grandi aziende erano in concorrenza per uno spazio limitato sugli scaffali nei negozi al dettaglio e conquistavano la fiducia dei consumatori con campagne pubblicitarie TV. Ora, le piattaforme Internet consentono alle piccole aziende di aggirare i negozi e guadagnare immediatamente la fiducia del pubblico attraverso le recensioni dei consumatori.”
Oggi le parole di Sharma risultano ancora più forti pensando all’economia del “dopo virus”. Mai come ora la flessibilità dei micro business e la condivisione dei valori con la propria nicchia di mercato saranno importanti punti di forza.
Da una parte sarà più semplice ristrutturare i costi fissi della propria attività, cercando in questo modo di contenere le perdite. Dall’altra, il rapporto diretto con i clienti darà la possibilità di creare nuovi prodotti non solo esclusivi ma addirittura “su misura” per il proprio pubblico.
Sarà più facile reinventare il proprio business e adattarlo al mercato del post quarantena che con tutta probabilità sarà diverso.
In questi giorni ci sentiamo dire spesso che non saremo più gli stessi. Qualcuno dice che saremo persone migliori. Io non credo che questa brutta esperienza ci possa rendere persone migliori, ma penso che ci possa rendere consumatori più consapevoli.
Faremo più attenzione alla provenienza di quello che compriamo e alla qualità dei prodotti che mangiamo, che indossiamo, che ci spalmiamo in faccia. Compreremo italiano.
Se come diceva Sharma nel suo articolo, la globalizzazione cederà il passo alla localizzazione questo è un momento molto promettente per le piccole realtà del nostro mercato nazionale.
Amica della partita iva, è la tua occasione.
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